
“...E QUINDI RI-USCIMMO A RIVEDER LE STELLE”
L’anniversario per i settecento anni dalla morte del maestro Dante Alighieri mi ha indotto a riflettere sulla forza e sulla grandezza della sua opera più rappresentativa conosciuta in tutto il mondo come “Divina Commedia”.
Tali osservazioni mi hanno permesso di comprendere quanto il lavoro del Maestro fosse un elaborato di estrema modernità nei contenuti e nella forma espressiva.
Non potendo rimanere indifferente davanti a tale processo di cammino interiore e di ricerca stilistica, ho deciso di imboccare tale sentiero tortuoso che lui stesso ha deciso di condividere con l’umanità.
La concreta capacità visionaria di Dante si è perfettamente abbinata alla mia sensibilità artistica visionaria, tale da permettermi di vivere il suo percorso con trasporto cretaivo e curiosità e una giusta dose di apprensione per il buon esito del viaggio per niente scontato.
L’inpout che ha agevolato l’inizio del mio cammino è stata proprio l’assonanza del percorso dantesco al mio concetto di viaggio attraverso un sentiero situato in una Selva Oscura, che ha permesso di sentirmi in un parallelismo già a casa accolto tra luoghi che io stesso vivo profondamente grazie ad una scrupolosa ricerca artistica a partire dagli elementi della natura nella loro essenza.
Dante è spinto ad intraprendere un percorso per liberare se stesso e l’intera umanità dal peccato e decide di effettuarlo attraverso un archetipo antico quale il viaggio che sin da tempi remoti scandisce il passaggio del tempo attraverso lo spazio e produce inevitabilmente trasformazione e cambiamento.
Anche io, nel mio piccolo, ho imboccato quel sentiero atavico ed ho scelto di scendere nelle profondità della terra per risalire il monte che conduce oltre l’orizzonte, unica strada possibile.
E’ curioso osservare e constatare che l’uomo in questo ultimo millenio sia riuscito a sviluppare una visione tecnologica tale da raggiungere il cosmo, ma abbia dimenticato se stesso e le proprie radici, non prendendosi cura dello spazio e delle forme di vita che lo circondavano.
Ecco che, come Dante, intraprendo questo viaggio con la speranza di coinvolgere quanti più osservatori possibili ad avere il piacere di vivere intensamente l’ambiente naturale, ristabilendo con esso un rinnovato patto di convivenza per il bene dell’intera collettività.
La Commedia di Dante, utilizzando metriche e numerologie sapientemente calibrate, ha permesso di coinvolgere il lettore attraverso tre scenari completamente differenti, descrivendo personaggi e simboli unici ed universali, capaci di mettere a nudo vizi e virtù dell’animo umano.
Il percorso che va dal peccato alla salvezza è lo stesso che propongo Io, dove per peccato intendo un atteggiamento di superbia e supremazia nei confronti dell’ intero ecosistema, improntato su logiche di dominio e privilegio.
Considero questo percorso come una nuova opportunità per sancire nuovamente quel patto con quel sottilissimo e delicato strato di superficie terrestre che quotidianamente garantisce la vita.
Lungo il percorso intrapreso dal Sommo Poeta nulla poteva accadere senza l’aiuto di figure capaci di sensibilizzare e indicare il giusto percorso.
Virgilio, incarnando la virtù della ragione, svolge un ruolo indispensabile come tutti quei ricercatori che controvento da decenni ci stanno mettendo in guardia sulle nostre condotte quotidiane, volte ad indebolire quell’antico patto con l’ecosistema con un ritmo ormai galoppante con via d’uscita sempre più esigue.
Il periodo che stiamo affrontando tutti noi “oggi” è l’emblema di tale deriva culturale e ambientale.
La poca consapevolezza e l’indifferenza portano a procastinare ogni decisione in merito, ma siamo fuori ogni tempo limite!
L’ambiente naturale ci ripropone ruvidamente le leggi che regolano la vita sulla terra da miliardi di anni, ricordandoci quei sottili equilibri che tutto permeano.
E’ ora di cogliere tale illuminazione, come assurgeva Dante, attraverso un percorso catartico e di consapevolezza per porvi finalmente rimedio.
Anni di ricerca artistica mi hanno permesso di ricreare quel legame antico che univa l’uomo allo spazio naturale che lo ospitava, attraverso l’ascolto degli elementi che lo circondavano.
In tale ascolto gli alberi antichi custodi del sapere mi sono venuti in aiuto concedendomi il loro scrigno di saggezza attraverso fibre contorte che affondano la loro materia nel buio umido del terreno, conservando la nostra storia comune.
Da questi dialoghi profondi con gli elementi nasce l’idea di rivisitare il viaggio dantesco scegliendo una pianta come nelle più antiche tradizioni mitologiche.
L’albero ha sempre risvegliato emozioni e forze intrinseche capaci di connettersi all’uomo ed è questo il motivo per il quale ho voluto celebrarlo anche in questo nuovo progetto artistico.
Ho immaginato che il viaggio intrapreso nella commedia fosse come la via della linfa che dalle radici, superando la forza di gravità, attraversasse il tronco per dirigersi sino ai rami raggiungendo le foglie, elementi capaci di riconnettersi con i riflessi astrali che ci giungono dal cosmo, ad indicarci il loro e il nostro destino.
Ho voluto sezionare la pianta in tre segmenti ben distinti che si rifanno rispettivamente ai tre ambienti teatro del poema.
In questa prospettiva evidenzio e narro le differenti ambientazioni cogliendo nella materia stessa tutti quegli elementi che ne esaltano il messaggio dantesco in comunione con il mio linguaggio artistico.
Grazie ad un gioco prospettico è possibile quindi osservare la pianta nella sua interezza ricreando in questo modo la sua armonia originaria.
Le radici dell’albero incarnano appieno il messaggio profondo degli inferi, del buio e della costrizione che nel cantico viene narrato con maestria, passaggio inevitabile per una catarsi completa.
Così come nel Purgatorio le forme assottigliate nella parte alta del tronco lasciano trasparire le fragilità umane, intrise di velata consapevolezza della condizione ambientale contemporanea.
La speranza di tale cambiamento è simboleggiata da sottili riflessi di luce provenienti dall’alto, direttamente dal Paradiso che prende forma attraverso i palchi dei rami che concludono tale percorso fisico della linfa a completamento del ciclo vitale della pianta prolungamento dell’energia astrale primordiale.
Questa delicata reinterpretazione dell’ascesa di Dante ha la finalità di omaggiare l’arte di uno dei più grandi letterati sin’ora esistiti ed allo stesso tempo avvicinare l’osservatore all’analisi di un tema strettamente contemporaneo di urgenza epocale.
Ho deciso di affrontare tale tematica attraverso la simbologia di un albero nel suo intero apparato, per nobilitare tale essere in quanto dotato di dignità al pari dell’essere umano e non più subalterno a quest’ultimo ribadendo in questo modo l’insensatezza di ogni forma di supremazia ambientale.
Questo mio progetto vuole essere un’ulteriore chiave di riflessione sulla posizione dell’uomo rispetto alla natura, e diventare una nuova opportunità per l’intera umanità di ristabilire una relazione differente rispetto al passato.
E’ giunto il momento che l’uomo faccia un passo indietro,
...o forse meglio che ne faccia uno avanti
...E QUINDI USCIMMO A RIVEDER LE STELLE!





